domenica 12 novembre 2006

Portatori di pace

Intervallo. Salotti diplomatici internazionali. Ritiro truppe dall’Iraq, conferenza internazionale per l’Afghanistan, indipendenza del Kosovo.

Intervallo. Sud del Libano. Popolazione. Migliaia di bombe inesplose sono ancora nascoste nei campi. Ne rendono impossibile la coltivazione e rubano le vite di bambini che giocano attratti da questi oggetti luccicanti. La gente fatica a rimettersi in cammino, ricominciare da zero, ricostruire, l’uranio impoverito, le bombe al fosforo. Sembra che almeno l’arrivo delle truppe internazionali abbia portato una ventata di prosperità. Comincia il business, servono traduttori, servono autisti, servono ristoranti, servono bar. Un traduttore si dice che guadagni 1200$ al mese, mentre una guida 800$. Nessuno si lamenta più dei soldati ghanesi o dei pachistani che non spendevano mai una lira. Ora ci sono italiani, francesi, spagnoli. Tagliatelle, Brie, Tortilla. A volontà.

Intervallo. Sud del Libano. Inverno alle porte. Forze internazionali d’interposizione. Italiani. Hariss è un paesino del sud del Libano, nel comprensorio di Bint Jbeil. Questa zona è uscita annichilita dalla guerra estiva. Interi villaggi sono ridotti in macerie e qualche famiglia è ancora costretta a vivere in improvvisati accampamenti. La scorsa settimana sembra che otto militari italiani, appartenenti alle forze di pace, siano entrati in un negozio di questa cittadina, e con un’azione congiunta, dividendosi in tre gruppi, abbiano derubato il negoziante di 300$ di merce, perlopiù attrezzature militari. Il primo gruppo distraeva il negoziante, il secondo cercava di focalizzarne l’attenzione, mentre il terzo agiva nelle retrovie facendo manbassa. Tecniche apprese nella guerra al terrorismo in Afghanistan o in Iraq. Il negoziante se ne accorge. Arriva la polizia libanese. Investigazione. Un caso isolato. Si dice che ogni soldato guadagni 3000$ al mese per partecipare alla missione di pace. Annoiati.

Intervallo. Beirut. Notte inoltrata. Forze internazionali d’interposizione. Francesi. La scorsa settimana, tre giovani imberbi mi si avvicinano in mezzo alla strada. Spaesati dalle strade deserte mi chiedono, in perfetto inglese, se parlo francese. Ok, è inevitabile, sono francesi. Mi chiedono se conosco un “sex-bar” nella zona. Mmm. Uno in particolare o uno qualunque? Uno qualunque. Seguite quella strada ragazzi, in fondo a sinistra, e poi a destra avanti duecento metri. Ecco lì ci sono i più squallidi super night club della città. Mi salutano “militarmente”. Ok. La domanda sarà cresciuta dopo l’arrivo delle forze di pace. Il business della prostituzione sarà alle stelle. Russia, Europa dell’Est, Africa. Me le immagino all’aeroporto, come al solito, aspettando il visto in fila ad uno sportello apposito. Venti, trenta alla volta. Normalmente arrivano per la stagione estiva, per “soddisfare” i sauditi in vacanza libertina in Libano. Stagione invernale. Peacekeepers. Afghanistan, Iraq, Kosovo, pace e amore per tutti.