domenica 11 febbraio 2007

Libano. Colpo gobbo dell'esercito

Sono in molti a credere che promuovendo la partecipazione dei cittadini nell'esercito nazionale si possa costruire uno stato più forte, ed accomunare la popolazione sotto ideali nazionali, soprattutto nelle società più frammentate. Niente è più simile al vero nel caso del Libano, dove gli interessi comunitari fanno sempre capolino nei momenti più difficili. Era dal lontano regime del presidente del generale Shihab, in seguito alla crisi del 1958, ed alle sue politiche di centralizzazione, che non si assisteva a tanto vigore da parte dell'esercito nazionale libanese. Un esercito che era uscito dalla lunga guerra civile diviso secondo linee confessionali, e non era più riuscito a ricompattarsi e guadagnarsi il rispetto della popolazione libanese.

Un esercito che sembra ora uscito dal letargo, rinvigorito dalla guerra estiva tra Israele ed Hezbollah, a cui ha partecipato da spettatore, ma anche soprattutto grazie alla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, che gli ha permesso, in primis, di tornare a pattugliare il confine israelo-libanese, prerogativa precedentemente in mano alle forze di Hezbollah. Il doppio colpo ad effetto messo a segno negli ultimi giorni rappresenta solo la punta dell'iceberg del lavoro svolto dall'esercito negli ultimi mesi, e non ha lasciato certo indifferente l'opinione pubblica libanese. Prima, nella notte tra mercoledi e giovedi, si è assistito al breve scontro a fuoco tra l'esercito libanese e quello israeliano, un evento già di per sè storico per il panorama libanese.

Se poi si evidenzia che l'esercito libanese ha fatto fuoco per primo con l'obiettivo di difendere il proprio territorio nazionale, la notizia non può che destare attenzione. L'esercito israeliano, dopo il ritovamento a ridosso del confine di alcune cariche esplosive, si è sentito giustificato nell'entrare in territorio libanese con carri e buldozer, cercando di sminare il territorio dalla parte libanese, ma attirando così l'inaspettata reazione dell'esercito libanese. Il secondo colpo gobbo, nella mattinata seguente, con il sequestro di un camion carico di armi proveniente dalla valle della Beeka. Lo stesso partito di Hezbollah ha reclamato la proprietà ed ha chiesto "cordialmente" la prevista consegna, negata però categoricamente sia dagli apparati statali sia dagli ufficiali dell'esercito. In un'atmosfera che nel paese dei cedri è ancora fortemente tesa, e dove si è assistito nelle scorse settimane a violenti scontri interconfessionali, l'esercito ha assunto ormai una posizione netta e costituzionale. Carriarmati e cingolati si sono posizionati nelle zone a maggior rischio interconfessionale, ed i posti di blocco sono ormai entrati nella quotidianità beirutina.

L'uomo forte del momento è il generale Michel Sleiman, comandante dell'esercito, ormai eminente figura pubblica, ed appena reduce da un incontro in Italia con alti funzionari dell'esercito, in seguito al passaggio delle forze dell'Unifil sotto il comando del generale italiano Claduio Graziano. Michel Sleiman aveva espresso chiaramente la posizione dell'esercito dopo il coprifuoco di due settimane fa, in seguito agli scontri che avevano lasciato sul campo almeno nove morti: "L'esercito non tollererà più una situazione del genere". Ma la forza dell'esercito sembra a tutti gli effetti frutto della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, che ha messo fine al conflitto israelo-libanese. A cadenza settimanale stanno "piovendo" aiuti militari da Europa e Stati Uniti, perlopiù sotto forma di attrezzature e veicoli, nel tentativo di dare spessore alle forze dell'ordine ed allo stato nazionale. Le forze di interposizione dell'Unifil, che stanno ormai raggiungendo le tredicimila unità, sembra siano ormai direttamente coinvolte nell'addestramento dell'esercito libanese. E' di poche settimane fa la notizia della simulazione congiunta tra Unifil ed esercito, di un'operazione militare in mare aperto con l'obiettivo di intercettare navi nemiche o carichi di armi.

In un paese fortemente diviso su linee confessionali, sarà necessario aspettare momenti più difficili per vedere se la sua postura dell'esercito rimarrà costituzionale e super-partes. Una dura prova sarà quella del prossimo 14 febbraio, secondo anniversario della morte di Rafic Hariri, quando, con molta probabilità, si troveranno faccia a faccia nel centro città, i partiti filo-governativi, e nella piazza adiacente le forze dell'opposizione ancora installate per il sit-in anti-governativo. Tra i due blocchi si inserirà l'esercito libanese, e sono già in molti a sperare che dia ancora maggior vigore al suo ruolo istituzionale.