giovedì 6 dicembre 2007

Fumata orange e consenso in pillole

E 7...

C’è il consenso sul candidato, ma non c’è il consenso sul nuovo governo e le nuove cariche pubbliche. Quando raggiungeranno il consenso su queste questioni, potremo aspettarci un nuovo presidente o dovranno trovare il consenso sul nuovo portavoce del parlamento?

Un gioco senza fine, senza capo nè coda.

Improvvisamente la settimana scorsa la maggioranza, attraverso uno dei suoi più sconosciuti rappresentanti, ha buttato sul piatto della presidenza la candidatura del generale Michel Sleimane, capo supremo dell’esercito. La candidatura improvvisa ha lasciato forse più perplessi coloro che l’hanno lanciata che i possibili destinatari della proposta, l’opposizione.

Nel mezzo, tra il caos politico libanese e la candidatura di Sleimane, si è svolta la conferenza di Annapolis. Pochi giorni dopo è atterrata la proposta in casa libanese. Tempismo perfetto.

La sorniona opposizione sembrava aver accettato il candidato di consenso senza troppe pretese, silenziosamente sperando di non fare un passo falso e in qualche dichiarazione rompere il fragile castello. Mentre la coalizione del 14 marzo mostra i muscoli della sua unione indissolubile, presenziando conferenze stampa moltitudinarie e dormendo sotto lo stesso tetto, così non sembra per l’opposizione. Incontri pubblici tra membri dell’opposizione non sono all’ordine del giorno. Magari però la linea del telefono è rovente. Comunque non sembra esserci molta coordinazione. Con la candidatura di Sleimane, un passo falso o una dichiarazione confusa da parte di un membro di Hezbollah o del movimento di Aoun, ed il patto di “intesa nazionale” potrebbe saltare. Hezbollah si trincera dietro “opinioni personali” dei suoi membri e il sayed Nasrallah evita di fare dichiarazioni in questo momento. La sua ultima apparizione risale al 18 novembre.

La maggioranza non di crogiola decisamente negli agi di una miglior posizione. Alcuni pensano che si stia dando la zappa sul piede con la candidatura di Sleimane. La possibilità che possano trovarsi sotto l’albero di Natale un nuovo presidente che non li assecondi ed un nuovo governo senza una reale maggioranza non è così remota e fantastica. Tre anni giocando ai rivoluzionari ed in una manciata di giorni...pufff..finito. I re magi siriani a quel punto saranno già in cammino, pronti per approdare a Beirut all’inizio di gennaio e portare sontuosi regali al nuovo eletto.

Ma il consenso è ancora lontano. Tutti sembrano d’accordo su Sleimane, ma ci sono due questioni principali da risolvere.

La prima questione è quella dell’emendamento della costituzione (volutamente con la minuscola), pratcia necessaria per eleggere presidente il capo dell’esercito. Dai due blocchi hanno già fatto sapere che “in un paio d’ore si può fare”. Un po’ di cancellina qui, lì metti un omissis e quella pagina lì la puoi anche togliere che tanto spiega dettagliatamente alcune norme e regole costituzionali.

Leggere la costituzione libanese è come leggere gli auspici fra le viscere di un animale. I vari stregoni nazionali la interpretano ognuno a modo suo e se ci sono due posizioni differenti e non si raggiunge un accordo che si fa? La si cambia! Il Libano è la grande casa delle libertà. Freedom.

La seconda questione da affrontare con calma e una buona dose di ansiolitici a portata di mano è data dal fatto che.... Il generale ha detto no!

Il generale, in effetti, ha detto “ni” all’altro generale.
Si, no, silenzio, forse, ed alla fine è spuntato il “si ma”.

“Si ma” che non è ancora chiaro se sia più un tentativo di fare di Sleimane un presidente di transizione di soli due anni o se veramente si riferisca alla creazione di un nuovo governo dove i cristiani e l’opposizione abbiano un ruolo più forte.

Aoun compirà fra poco più di due mesi 73 anni. L’incarico presidenziale dovrebbe essere di sei anni (è successo un paio di volte nella storia del Libano...). 73 + 6. Si gioca sul filo del rasoio. Il sogno di una vita che potrebbe infrangersi. Piena comprensione.

Il generale ci terrebbe a lasciare finalmente il titolo di generale e acquisire quello di raiss. Difficile immaginarsi però le televisioni libanesi annunciare “il discorso del presidente Michel Aoun”. Come? E chi sarebbe costui? Forse sarebbe meglio “il discorso del presidente generale Michel Aoun”. Meglio accumularli i titoli.

Generale o presidente, i due Michel libanesi sono sulla stessa barca. Quello che lascia uno se lo tiene l’altro.

I libanesi tutti intanto continuano a divorare fast food breaking news che li tiene aggiornati ogni ora sull’evoluzione della trattativa.

Un esempio giornaliero da Naharnet.

- Sfeir incontra Ghanem
- Kouchner incontra Hariri e Berri
- Ghanem fa una dichiarazione
- Pharaon parla con l’ambasciatore italiano
- Kouchner non fa dichiarazioni
- Nassib Lahoud incontra Feltman
- Berri incontra l’ambasciatore egiziano
- Fneish incontra l’inviato dell’ONU Pederson
- Aoun non ha paura del vuoto costituzionale

che piatto succulento! Ma come fanno a mettere insieme poi tutte le informazioni che hanno raccolto? Credo che il segreto stia tutto qui. Cattiva gestione delle informazioni. Probabilmente avevano raggiunto un accordo già mesi fa, ma un portaborse sbadato si è dimenticato di menzionare quel piccolo particolare che sembrava così irrilevante. Pazienza. Si riaprono le danze. Il valzer continua.

Ma piuttosto. Il lettore che legge queste pillole lanciate sulla rete che ci ricava alla fine della giornata? Da un’esperienza quasi personale potrei dire che servono solo a incrementare la dipendenza della gente verso i politici, e sviluppare il subconscio per incubi notturni.

Quando tutto finirà, saranno in molti a prendere il volo per una vacanza in una terra esotica, o ad entrare in una comunità di recupero per gravi crisi di astinenza da bombardamento di informazione.

Anzi, sarebbe arrivato il momento di istituzionalizzarla questa comunità.