mercoledì 2 agosto 2006

Sciiti, palestinesi, coincidenze e cicli storici.

Una delle principali conseguenze della guerra che oppose arabi ed israeliani nel 1948, fu la creazione della diaspora palestinese. Interi villaggi palestinesi furono rasi al suolo ed i suoi abitanti costretti a fuggire. Sparsi ai quattro cantoni del Medio Oriente, centinaia di migliaia di palestinesi, e le successive generazioni, vivono tuttora in campi rifugiati, spesso senza possibilità di lavorare perchè non dotati di cittadinanza, nell’attesa di poter tornare a casa. In questi paesi sono involontaria fonte di destabilizzazione per i governi ospitanti.

Per questo a Damasco, dove, dopo i bombardamenti israeliani del Libano, i cittadini libanesi qui accolti sono quasi 200.000, il termine “rifugiati” è mamnu’a (proibito in arabo), bisogna chiamarli “evacuati”. La disputa terminologica si deve al fatto che il governo siriano li considera “ospiti” momentanei del paese, e non vuole che la storia si ripeta come con i palestinesi. Ma a volte la storia si ripete.
La maggioranza degli “evacuati” proviene dalle regioni meridionali libanesi e dalla valle della Beeka, vale a dire, zone a stragrande maggioranza sciita, molti dei quali sostenitori di Hezbollah. Probabilmente quindi il 70% degli evacuati, rifugiatisi in Siria, sono di confessione sciita (i palestinesi libanesi in questo caso, essendo indocumentati, non possono sfuggire alla guerra).

I numerosi villaggi cristiani del sud libanese sono stati vittime dei bombardamenti israeliani, ma evitando di “farne granelli di sabbia” come qualche generale israeliano ha accennato. Si dice che uno di questi villaggi, di 20.000 abitanti, stia accogliendo più di 50.000 rifugiati, che qui si sentono più al sicuro, nonostante si trovino nel bel mezzo della guerra. Si vuole forse colpire un’intera comunità? Coincidenze forse. Ma la storia a volte si ripete.

Durante i primi anni della guerra civile libanese, quando nel 1978 Israele entrò nel conflitto, la zona meridionale del Libano era in gran quantità abitata dalla popolazione palestinese e base della guerriglia palestinese. Lo stato ebraico entrò quindi militarmente in Libano, provocando lo spostamento della quasi totalità dei palestinesi verso i già esistenti campi profughi delle grandi città.

Israele attuò nello stesso modo nei confronti della popolazione sciita, nel 1996, e provocò le stesse conseguenze: un massacro di bambini a Cana (la stessa Cana d’oggi, la stessa delle evangeliche moltiplicazioni), distruzioni d’interi villaggi, rafforzamento morale dell’estremismo di Hezbollah e la stessa quantità di rifugiati. Quegli stessi rifugiati crearono il grosso dei cosiddetti suburbi di Beirut, ora “covo” di quell’Hezbollah supportato dall’odierno “malefico” Iran. Per coincidenza paese sciita.

Distruzione e disperazione sono sempre proporzionali a tempeste d’odio. Questa è l’insensatezza di tutte le guerre. Speriamo che le coincidenze non esistano e che la storia ciclica sia un’invenzione accademica.