lunedì 2 luglio 2007

Valigie pronte per le vacanze libanesi...

Mentre il Libano si sta preparando per accogliere come consuetudine il ritorno estivo dei suoi molti expats, si avvicina sempre di più l’anniversario della guerra della scorsa estate.
Un anniversario che in Libano non sarà celebrato pubblicamente, a differenza di quanto accadrà in Israele, dove già sono pronti i preparativi per le processioni che percorreranno il confine, buttando un occhio sulle città libanesi di Ait al Shaab, Bint Jbeil e Aitaroun, luoghi questi dove l’esercito israeliano ha subito le maggiori perdite militari per mano dei miliziani di Hezbollah.

Altri invece, che spendono normalmente le loro vacanze in Libano, stanno preparando le valigie per passare la prevista “torrenziale” estate libanese all’estero. I nomi più eccellenti sono da ricercare fra i deputati delle forze di governo, a cui, vista l’escalation delle ultime settimane, ed in particolar modo dopo l’omicidio mirato del deputato Walid Eido, è stato consigliato di passar l’estate fuori dal paese dei cedri, considerata la concreta possibilità di essere vittima di omicidi politici volti ad indebolire il governo in carica. Destinazioni più gettonate, Egitto, Arabia Saudita e paesi europei, Francia prima fra tutti, considerata anche la rinnovata solidarietà espressa dai nuovi inquilini dell’Eliseo nei confronti del governo di Fouad Siniora. A parte i deputati che partono quasi obbligati, vi sono poi quelli che questa estate avranno un ventaglio ristretto di alternative “vacanziere”. Fra questi alcuni membri dell’opposizione, soprattutto coloro che hanno ricoperto cariche ministeriali durante gli anni del regime siriano a Beirut, a cui è stato proibito negli ultimi giorni l’ingresso negli Stati Uniti dal Dipartimento di Stato Americano.
Un’altra persona che nelle ultime settimane ha spesso fatto e disfatto i bagagli è stato il Primo Ministro Fouad Siniora. Numerose sono state le immagini che lo hanno ritratto al fianco dei grandi della terra. Sorridente con Sarkozy, scherzoso con D’Alema, premuroso e fraterno con Zapatero ed autorevole con la Rice.

Intanto il profilo dell’opposizione rimane abbastanza basso. L’unico sussulto, a parte l’ormai ricorrente richiesta di un governo di unità nazionale e la possibilità di far fare definitivamente le valigie al premier Siniora, ha riguardato il tema delle feste nazionali in Libano, e l’annunciato annullamento della celebrazione del Venerdì Santo da parte del governo. La diatriba, che ha in parte oscurato il drammatico attentato al contingente spagnolo dell’UNIFIL, ha visto scatenarsi un vero e proprio scambio di accuse tra i due maggiori partiti cristiani, la Corrente Patriottica Libera del generale Aoun e le Forze Libanesi di Samir Geagea. Quest’ultimo, come membro del governo, accusato di essere responsabile diretto dell’omissione e colpevole di “indebolire la comunità cristiana”. Una questione nazionale e religiosa trasformatasi facilmente in conflitto politico, e che solo la rettifica da parte del governo, ha permesso di sedare. La Passione di Cristo è salva almeno per ora, ma sicuramente si è fermata nei pressi di Khiam.

E’ simbolico infatti come tale evento abbia coperto a livello mediatico il concomitante attacco all’UNIFIL, fra le altre cose ancora senza rivendicazione, e sintomatico di come la bagarre politica interna nel tentativo di occupare la poltrona di Baabda stia ormai raggiungendo critici livelli di norma. Una corsa che, senza previo accordo reciproco, provocherà in ogni modo uno sbilanciamento del potere verso uno dei due contendenti.

Dispute interne che lasciano poco spazio nei media anche per le quotidiane proteste dei rifugiati palestinesi dell’ormai inesistente campo di Nahr el Bared, la cui ultima marcia per rientrare nelle proprie case è stata sedata dall’esercito nazionale, con il risultato di due morti fra i manifestanti.

Intanto nella “battaglia di Baabda” già da parecchi giorni si sta tastando l’opinione pubblica nazionale sulla possibile elezione di un doppio governo. Un doppio governo che, vuole la coincidenza, ha visto come protagonista nel suo ultimo antecedente storico lo stesso Michel Aoun, eletto nel 1988 da un frastornato Amin Gemayel, e conclusosi due anni dopo con l’esilio parigino dello stesso generale e la “conquista” siriana del Libano.

Mancano ancora tre mesi alla data indetta per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, il 25 settembre, ma sembra proprio che il Libano assisterà ad una stagione di caldo torrenziale alternata ad una forte umidità, a tratti monsonica suggerirei.