domenica 11 novembre 2007

mayday mayday mayday

Mi sentite? Mi sentite?
Tranquilli lavoratori, non è il primo maggio. Oggi non si scende in strada. Questo è un messaggio di aiuto. Aiuto in anticipo. Si può chiedere aiuto in anticipo? Ma a noi stessi? Aiuto per una risposta. In pochi giorni ci si comincerà a chiedere, “cosa fare adesso?”. “Come li possiamo fermare?”. Stanno proprio esagerando adesso.

Se sarà troppo tardi si vedrà. Lo sapevo, ci dovevamo pensare prima. Ma chi? Noi? Loro? Ma noi e loro siamo insieme?

Il mondo politico libanese, se la (co)scienza ci permette di chiamarlo così, sta portando il paese nel baratro, senza mezzi termini.

Si metteranno d’accorso?. La gente ormai non se lo chiede neanche più. La strada è super attiva come da tempo non era stata. Segno di benessere!. La gente è tranquilla! Ha fiducia! No. Passività, apatia. Paura. Paura dell’apatia della gente più che delle rituali parole forti dei politici. Un giorno si cerca lo scontro, un’ora dopo si parla di consenso, un caffé più tardi l’acceleratore dell’insulto è spinto su di giri. RRRROOOAAAARRR.

Fra manovre militari, o paramilitari, e riarmamenti dei civili, con tutta l’aria di essere incivili, in mezzo i libanesi si rassegnano al fato. La Dea della Fortuna. Nuova comunità e nuovi seguaci. Scongiuri e sacrifici sono ormai l’unico utile mezzo di sostentamento.

È in programma una interessante rassegna artistica la prossima settimana. Performance, teatro, danza. Artisti da tutto il mondo arabo. The show is going on. Niente biglietti, tutto gratuito. Ultimo spettacolo il 25. Ce la faranno? O ce la fanno, o lo spettacolo sarà a porte aperte, in pubblico, in strada, fra la gente. Ci sarà a quel punto posto per tutti? Certo, in quelle circostanze ci stanno tutti dentro. E non si paga!

Forse invece sarà il nuovo Presidente a chiudere il festival con un solenne omaggio agli artisti pervenuti, ringraziando il pubblico ed invitandolo alla prossima edizione fra applausi scroscianti ed un inno nazionale carico di patriottismo pronto a marcare le pause del discorso.

Mancano poco più di dieci giorni alla data fatale ed è curioso che ormai siano anche svanite le fantasmagoriche voci, e rumori, sul futuro del paese che tanto attecchivano nella capitale sorniona di non molti mesi fa. Il tempo non è più così tanto ormai. Ci si comincia a rendere conto che non è più il caso di scherzare, per il momento.

Quindi? Si aspetta? Si prova a fare qualcosa? Ma cosa? Come? Ci si è mai trovati in una situazione simile? Ma magari non succede niente. Si metteranno d’accordo. Compromesso: una parola magica che fa rima con Consenso (neanche tanto ad essere sinceri). Ma anche se ci fosse una soluzione, quale sarebbe questa soluzione? Inimmaginabile. E cosa potrebbe cambiare? Ne parleremo poi più avanti. Il fatto è che ne stanno proprio parlando (eufemismo dell’autore) ora. Ne hanno parlato per parecchio tempo.

Quante volte si sono seduti assieme? Tante, tante. Per sette o otto volte si sono riuniti tutti assieme. Pacche sulle spalle, sguardi di traverso, sorrisini ironici. Ma poi tante altre cose sono successe. Quante, quante. E poi ognuno ha cominciato a fare per conto suo, e da quel momento non ci si riuniva più tutti assieme, ma ognuno si riuniva con un altro da solo. Rapporti bilaterali. Da manuale scientifico del perfetto Stato-nazione. E poi dicono che sono solo una comunità contro l’altra.

E di cosa parlavano? Di tante cose hanno parlato. Ma si sono messi d’accordo su qualcosa? Ho come il presentimento che la risposta potrebbe essere negativa.

Ditemi di cosa parlavano. Voglio solo sapere di cosa parlavano. Chiedo troppo?

Ma noi invece di cosa parlavamo?



Messaggio per l’utente:

Quei cordoni di plastica simil-polizia che sono sparsi per la città con tanti colori, ci ricordano che pochi giorni fa è stata indetta per i giorni 8 e 9 dicembre una marcia ecologista per contrastare il cambiamento climatico.