domenica 21 ottobre 2007

Tentar non nuoce

Khalaaaaaaass!!!
Bastaaaaa!!!

Con questo grido simbolico una manciata di giovani libanesi ha cercato di far sentire la propria voce e far capire ai politici locali che indietro, alla guerra civile, i libanesi non ci vogliono tornare.

Luogo di ritrovo, ugualmente simbolico, piazza Bechara el Khoury, a pochi metri da Sodeco, antico e principale asse di passaggio sulla linea verde che divideva Beirut Est ed Ovest ai tempi della guerra civile.

Simbolico anche l’occhio vigile sui giovani della boteriana statua che raffigura Bichara el Khoury, uno degli artefici di quel Patto Nazionale che nel 1943 pose le basi dello Stato libanese, e che oggi come mai dopo la fine della guerra civile, sta pericolosamente traballando.



A pochi giorni dalla supposta seconda tornata elettorale per scegliere il nuovo presidente della Repubblica, il messaggio che è stato lanciato non lascia dubbi.

Una campagna, quella di Khalass, una giovane associazione che si proclama indipendente, che è cominciata nelle ultime settimane estive, toccando quasi tutte le zone del Libano, e raccogliendo più di 30.000 firme. Risultato tangibile delle raccolta firme appunto, una petizione da mandare ai “nostri politici” pregando che prendano le proprie responsabilità e non facciano del paese dei cedri per l’ennesima volta un campo di battaglia.

Il riferimento ai “nostri politici” lascia non poco perplessi, considerato il valore di legittimazione che si concede a chi sta facendo del futuro del paese, e dei suoi cittadini, una questione di interessi personali, da una parte e dall’altra dello spettro politico.

Le associazioni della società civile libanese che hanno appoggiato la raccolta delle firme e gli obiettivi di Khalaas, sono come al solito moltissime, anche se poche hanno fatto capolino all’evento che si è svolto sabato pomeriggio.

Un’immagine a cui si è già assistito spesso negli ultimi anni. Manifestanti che si bilanciano in quantità con i giornalisti accorsi alla conferenza stampa e con i poliziotti libanesi che li osservano tranquillamente fumando pacchetti interi di sigarette seduti sulle loro nuove e fiammanti jeep american-style.



Non è una novità che la cosiddetta società civile libanese non riesca a coordinarsi, o meglio dire, non sembra abbia voglia e faccia sforzi per coordinarsi e proporre qualcosa di quantitativamente più contundente. La qualità c'è sempre, ma la quantità praticamente mai. Nonostante spesso gli obiettivi siano comuni, è difficile vederli tutti assieme. Troppi screzi interni, troppe dispute e troppi personalismi che alla resa dei conti fanno apparire questi eventi, nonostante gli ottimi principi e obiettivi, come dei raduni d’elite tra amici di sempre.

Peccato, sarebbe veramente un bel colpo d’occhio vederli tutti assieme, considerata la vibrante sfera dell’attivismo libanese. Un colpo d’occhio che è invece quello di una trentina di ragazzi con cartelli, bandiere e magliette bianche. Il traffico del sabato pomeriggio, che si sofferma solo brevemente, è attirato dalla semplice ed usuale curiosità libanese nel vedere qualcuno che si attiva in pubblico e non sembra far parte di nessun partito specifico.

Buon segno quello di esporsi in pubblico, mostrare alternative alla frustrazione che pervade i cittadini libanesi. Ma fra il dire ed il fare c’è di mezzo il processo elettorale, e più concretamente il potere dei grandi capi libanesi, quelli che mettono sempre l’ultima parola sulle questioni nazionali.

Le voci già si rincorrono in città sull’ennesimo rinvio della Grande Decisione. Martedì, data stabilita per il rincontro nel primo atto svoltosi a fine settembre, sembra proprio che il Parlamento sarà vuoto come ormai di consuetudine. Già ci si chiede se ci sarà un’altra sessione in un paio di settimane, o se si andrà direttamente alla fatidica data del 13 Novembre, giorno in cui alcuni esponenti del blocco del 14 marzo hanno già dichiarato che eleggeranno un Presidente per semplice maggioranza. Opzione che getterebbe minacciose ombre sul futuro del Libano.



Nonostante l’ottimismo della triade europea Kouchner, Moratinos, D’Alema, scesa a mettere ordine tra le parti in conflitto, gli elementi per essere fiduciosi non sono molti. Degno di nota comunque quello che hanno conseguito i tre ministri degli esteri euro-mediterranei : mettere allo stesso tavolo tutti gli attori di questo grande kolossal libanese. Un’immagine che i media locali da tempo non mostravano sui grandi schermi.

Il casting per decidere chi sarà il nuovo Presidente non si è ancora concluso, ma sicuramente la società civile libanese difficilmente troverà orecchie che si soffermino anche solo un minuto ad ascoltare il loro richiamo all’ordine...


www.khalaas.net per info sulla campagna