mercoledì 25 ottobre 2006

Noi, Loro ed il Ramadan

“Un uomo entra nella moschea di Kabul per la preghiera di Eid el-Fitr”. “Moltitudinaria preghiera dei pescatori indonesiani nel porto di Giakarta”. Le didascalie delle foto che appaiono nei nostri giornali, dando notizia della fine del Ramadan nel mondo, si attengono strettamente al campo religioso. Certo è una festa religiosa, così come il Natale. Il più delle volte però del nostro Natale non si mostrano le processioni religiose o la messa di mezzanotte, ma le corse frenetiche per gli ultimi acquisti, i preparativi per il cenone natalizio ed il cittadino frustrato che non trova più il cappone. Il Ramadan non è fatto di sole preghiere, raduni moltitudinari e moschee. È fatto anche di feste in famiglia, ricchi banchetti e regali per i più piccoli.

In una città come Beirut, definita dai più come un ponte tra Occidente ed Oriente, il Ramadan ricorda in certe forme il Natale, soprattutto le sue forme più consumistiche. Ugualmente, a Dubai, l’anno passato fu indetta una lotteria per l’occasione. Premio: una splendida Maserati (ricorda la pubblicità di un panettone?). Le famiglie, nei due giorni di Eid (la festa post-Ramadan), scendono per strada con i vestiti migliori e passeggiano fra negozi facendo incetta di leccornie di ogni tipo. Accanto ai menù offerta-speciale-Ramadan ampiamente pubblicizzati dai ristoranti, ci sono anche, nei giorni di festa, i centri commerciali aperti a flussi di gente vogliosa di spendere dopo un mese di digiuno e sacrifici. Il Ramadan è sacrificio e costanza, e ricorda un pò il digiuno dalla carne nel periodo di Quaresima. Ognuno lo vive a modo suo. Nabil, per esempio, nonostante sia arabo musulmano sunnita ed anche palestinese, non ha mai fatto in vita sua il digiuno del Ramadan.

Ugualmente ogni sera di questo mese è andato, al calar del sole, a preparare l’iftar (la cena dopo il digiuno giornaliero) per la famiglia, ed ha cenato con loro tutti i giorni. Samir, ha qualche chilo di troppo e fuma come un matto. Due pacchetti di sigarette al giorno. Non va mai alla moschea, nè il venerdi nè gli altri giorni, ma digiuna durante il Ramadan. Ha perso cinque chili in questo mese, non ha parlato tanto ossessivamente di donne, ed è riuscito a non fumare, non bere e non mangiare dall’alba al tramonto. Leila è musulmana, sunnita, non porta il velo, veste all’ultima moda (anche in modo appariscente), guida una Mercedes ultimo modello, ed ha digiunato per tutto il mese. Sembra che non gli sia stato imposto da nessun capo religioso, ma è meglio indagare. Il Ramadan non è unicamente una ricorrenza religiosa ma le sue molteplici facce rimangono assenti dai nostri stereotipi.

C’è una foto, fra quelle che riempiono i nostri giornali, che potrebbe uscire da questa logica. “Corteo a dorso di cammello per le strade di Ryiad”. Associazione mentale rapida: cammello, deserto, arabo, sceicco, petrolio, bombe e terroristi fanatici velati contro volontà. Sì, è funzionale al nostro ego ed alla nostra identità. Noi siamo troppo diversi. Così crediamo...