venerdì 20 aprile 2007

La modernizzazione di Istanbul non si ferma di fronte ai gecekondu

Il nuovo piano urbanistico della metropoli turca, la questione curda e la diatriba sul nuovo presidente si intersecano provocando le proteste della popolazione delle periferie, restia ad una modernizzazione forzata.

Indossando uno striminzito velo sulla testa ed una lunga ed ondulata gonna, una giovane ragazza cammina tra i resti di antiche case, il terreno fangoso ed i sacchetti di plastica che ornano il gecekondo di Ayazma, nella periferia ovest di Istanbul. La giovane si ferma solo per un attimo ad osservare gli inconsueti visitatori con aria perplessa e sospettosa, trattiene lo sguardo e quasi balbettando nervosamente si accinge a domandare: “T...Toki?”. Il nostro movimento della testa verso l’alto, sinonimo di risposta negativa in queste regioni, coinciderà con il momento di sollievo per questa giovane ragazza curda. “Turisti! Turisti!”, sarà il grido spontaneo e liberatorio che emetterà verso gli altri abitanti di quello che rimane di questa periferica area rurale della metropoli turca.

TOKI ed Ayazma si incontrarono per la prima volta nella primavera del 2004, provenendo da due background troppo differenti per proseguire nell’iniziale luna di miele, fra mille incomprensioni e disaccordi. Entrambi probabilmente furono ammaliati dall’ancora attrattiva sorgente miracolosa di Ayazma, che dà il nome a questo suburbio. Entrambi forse, si dimenticarono che questo rigagnolo d’acqua, che ancora scorre fievolmente a lato delle case, ha ormai perso tutta la sua prodigiosità, conseguenza degli scarichi tossici dalla vicina area industriale di Itikelli, che ha portato negli ultimi anni la questione dei problemi igienici a livelli di guardia.

Nel linguaggio quotidiano degli abitanti di queste periferie, TOKI è simboleggiato da quegli immensi, alti e colorati nugoli di torri che si possono vedere dalla parte alta di Ayazma e che giorno dopo giorno sembrano avvicinarsi sempre di più a questo sobborgo: un agglomerato di 55 torri speculari, per la bellezza di 2640 appartamenti, che stanno cambiando radicalmente il panorama della periferia di Istanbul. La TOKI (House Development Administration of Turkey) è una ventenne compagnia pubblico-privata che perfettamente rappresenta la passione imperante in Turchia per il mercato del mattone. Negli ultimi quattro anni ha costruito approssimativamente 52.000 “unità”, in maggioranza per cittadini di bassa classe sociale. Le “unità” raffigurano il volto concreto del progetto di modernizzazione dell’area metropolitana di Istanbul. Secondo ciò che afferma il sociologo urbano Jean Francoise Perouse, dell’Università di Galatassaray, “TOKI rappresenta chiaramente l’intenzione dello Stato turco di sradicare una volta per tutte quelle realtà tipicamente turche che sono i gecekondu, che sono aree di edificazione illegale su terreno pubblico, ma che costituiscono più del 40% del suolo delle metropoli.”

Ayazma è invece un maturo ed un tempo robusto gecekondu, un villaggio “costruito in una notte”, nella periferia della parte europea di Istanbul, e parte del comune di Kucukcekmece. Ayazma dorme appoggiata su una sinuosa valle e la sua vita rurale è lampante, e contrasta profondamente con la schizofrenica vita quotidiana della metropoli turca, che sta ormai raggiungendo i sedici milioni di abitanti. Carrettini trainati da cavalli, pecore al pascolo e bambini che corrono su prati verdi ne sono l’immagine, il tutto a quarantacinque minuti di autobus dagli affollati luoghi turistici della Istanbul che “lotta” per far parte del club europeo. Ayazma è nata negli anni cinquanta, soprattutto per mano di quei curdi che abbandonarono il sud-est turco principalmente per problemi economici, e si insediarono in quelle che erano un tempo zone isolate ma non lontane dalle grandi città turche, su un territorio spoglio ma di proprietà dello stato, e che a poco a poco si sono viste risucchiare da quel processo inarrestabile di espansione della metropoli. Secondo la “legge” dei gecekondu, le autorità non hanno il diritto di distruggere una casa che è stata costruita senza che venisse notata. Il più delle volte quindi un’opera che è frutto di molte ore notturne e fatto di aiuto reciproco fra i membri della stessa comunità. Dopo la prima fase di insediamento, Ayazma “esplose” letteralmente negli anni novanta, raggiungendo il suo picco massimo di dodicimila abitanti. Parenti di parenti ed amici di amici, in molti raggiunsero Ayazma dalle zone del Curdistan turco. Questa volta però, l’ondata di nuovi “rifugiati interni”, era formata da quelle famiglie che volevano scampare alla violenta guerra che opponeva la guerriglia curda del PKK e l’esercito turco, e che causò la distruzione di più di tremila villaggi nel sud-est del paese.
Ayazma è situata in una posizione strategica per lo sviluppo futuro di Istanbul, tra il nuovo stadio olimpico intitolato al padre della patria Ataturk, alle spalle dell’aeroporto internazionale, anch’esso intitolato al padre della patria, e la immensa area industriale di Itikelli, descritta da molti come la più grande nell’area mediorientale. Come ci conferma il professor Perouse, “Ayazma rientra perfettamente nel progetto di modernizzazione di Istanbul, di fare della metropoli un paesaggio ammaliante. Ma in realtà, dietro tutto questo, c’è una vera e propria politica di urbanizzazione forzata. L’idea è quella di trasformare dei soggetti, in grado di provvedere autonomamente al proprio fabbisogno, in individui urbani capaci poi di pagare un affitto”. L’area di Ayazma infatti, a ridosso del nuovo stadio che fu teatro nel maggio del 2005 della finale di Champions League tra Milan e Liverpool, rappresenta un piatto appetitoso per i mercanti del mattone, e rientra perfettamente nel progetto di rinnovamento della periferia di Istanbul.


Osman, è un antico abitante di Ayazma e da quasi tre mesi inquilino delle nuove, anonime ma colorate “unità” dislocate a poca distanza dall’antico insediamento. “Ci hanno chiamato quelli della TOKI nell’agosto del 2006 per dirci che avevamo vinto una casa e che avevamo solo tre giorni per decidere se accettare o no l’offerta.”. Osman, come molti altri abitanti di Ayazma, dopo essersi informati velocemente sul conto della TOKI attraverso il comune di Kucukcekmece, accettarono la proposta. La perplessità iniziale di Osman e degli altri “fortunati”, scaturiva soprattutto dalla considerazione del fatto che negli anni ottanta, perlopiù secondo logiche populiste, numerosi politici locali avevano utilizzato abilmente la complicata questione dei gecekondu, chiedendo voti in cambio di reali o fittizi contratti di proprietà sul suolo o sulla casa.
Quindi, alla fine di febbraio di quest’anno, le ruspe delle imprese appaltatrici della TOKI, cominciarono la distruzione settoriale della parte alta di Ayazma. La maggioranza degli abitanti di Ayazma siglarono un accordo con il municipio e la compagnia, e pochi giorni prima della distruzione si trasferirono alle “torri”, come sono chiamate nello slang popolare di Istanbul. Chi non riuscì a raggiungere un accordo, o non fu interpellato dalle autorità, aspettò il momento in cui le ruspe placarono il loro impeto ed iniziò a costruire “baraka”, case di cartone, plastica e legno, e cominciarono a raccogliere le parti in ferro dalle case demolite per poi cercare di rivenderle e riuscire a guadagnare qualcosa. “Il comune ci ha dato dei documenti in cui affermano che avrebbero trovato una soluzione per tutti. Siamo andati anche ad Ankara a protestare di fronte al Primo Ministro. Ma siamo ancora qua, e non è stata avanzata nessuna soluzione per noi. Staremo qui, non abbiamo altre soluzioni”. Sfortunatamente per Isaac, uno dei nuovi “squatter” di Ayazma, nei giorni che precedettero il Newroz, la festività con cui si celebra il nuovo anno curdo, il sindaco di Kucukcekmece definì Ayazma come “un rifugio di terroristi curdi”. “Nel 2004 ci chiesero, anche attraverso un sondaggio, dove avessimo preferito vivere, e 86% di noi scelse l’opzione di vivere in una casa individuale con animali ed orto, e non in un palazzo”, dice Isaac, mentre, attraverso una connessione di fortuna, guarda la censurata televisione curda ROJTV, dal satellite piazzato precariamente sul tetto di quella che difficilmente si può definire una casa.

Gli ingredienti sono tanti e per palati fini. La questione curda, la speculazione edilizia, l’idea imperante della modernizzazione a tutti i costi e le difficoltà per le classi più svantaggiate di opporvi un reale contrasto, tutte questioni che fanno da semplice sfondo ad una più profonda disputa sul futuro dello Stato turco, e che affonda le sue radici nell’attuale dibattito sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.

La questione del rinnovamento delle zone periferiche nelle grandi città turche, di cui Istanbul è un esempio paradigmatico, appare più profonda e complessa rispetto alle semplici ma sfortunatamente inutili proteste degli abitanti delle periferie, attaccati al loro stile di vita tradizionale.
Negli ultimi tre anni la stampa turca ha speculato sulla stretta relazione fra la compagnia TOKI ed il Primo Ministro Erdogan, antico sindaco di Istanbul ed alta carica del partito islamico AKP. Tali voci sono state rigorosamente smentite dai rappresentanti della compagnia. Dagli uffici della TOKI, situati nella nuova area residenziale, alle spalle di una nuovissima moschea e scheletri di edifici in costruzione, i dipendenti tendono a sottolineare che non lavorano direttamente per il governo, ma solo in collaborazione. È indiscutibile però che, in parallelo con la scalata al potere dell’AKP nel 2003, la compagnia ha accresciuto le sue funzioni nell’ambito pubblico, e dall’inizio del 2004 fu affiliata direttamente all’ufficio del Primo Ministro. TOKI rappresenta attualmente la principale compagnia nel campo dello sviluppo in Turchia, ed ha fra le mani la maggior parte del mercato del laterizio ed i progetti di sviluppo urbano del governo, spesso in collaborazione con i comuni coinvolti nella rinnovazione urbanistica. Il Piano di Azione di Emergenza dell’attuale governo è la principale guida per la recente politica abitativa in Turchia; il suo maggior obiettivo è infatti prevenire la costruzione di case illegali e spostare i suoi abitanti verso case “moderne e legali”, come sottolinea il testo del documento ufficiale. “TOKI si sta impegnando per la trasformazione urbana dei sobborghi poveri, con l’obiettivo di far vivere le persone in case sicure, come dei veri esseri umani”, conferma Murat Kurum, ingegnere edile della compagnia. Fra gli impiegati della compagnia circola scherzosamente l’aneddoto sul ritrovamento un giorno in una “unità”, sul terrazzo al quarto piano di un nuovo inquilino proveniente da Ayazma, di una pecora legata con un filo alla ringhiera. Nonostante l’ilarità che ad un primo impatto può provocare tale racconto, l’immagine nasconde il chiaro contrasto fra opposti stili di vita ed il dramma di uno spostamento quasi forzato da una forma di vita rurale ad una di tipo urbana, e che si caratterizza teoricamente per un salario mensile, un mutuo e bollette da pagare regolarmente.
Il professor Perouse conferma che “il piano deve essere visto nell’ottica di importanti investimenti stranieri, e di una rigenerazione urbana collegata all’assenza di suolo urbano ad Istanbul. L’alibi sociale che viene presentato è invece quello di spostare le persone lontane dalle loro miserabili condizioni di vita, anche con il pretesto del pericolo sismico, ma in realtà cela l’obiettivo di far lavorare quelle imprese che sono strettamente relazionate col governo.”

Gli abitanti di Ayazma che firmarono il contratto con la TOKI ed il Comune di Kucukcekmece, si sentono ora per diversi motivi ingannati dagli attori coinvolti nella trattativa. “Il sindaco ci aveva promesso che non ci sarebbero stati aumenti nel pagamento del mutuo per quindici anni, il tempo necessario per acquisire la casa, e che sarebbe stato di 240 lire turche”, dice Osman mentre srotola nel suo nuovo appartamento un lungo striscione che ha raccolto dalla strada e che conferma le sue parole in modo propagandistico. “Ora invece, a sei mesi dall’accordo, c’è stato un aumento incomprensibile, e poi adesso dobbiamo pagare anche per le guardie di sicurezza, per la raccolta dei rifiuti, la pulizia delle scale ed i giardinieri del comune. Mi rimarranno solo 200 lire turche al mese e la mia famiglia è di sette persone.” La media delle entrate per una famiglia delle periferie è di 1000 lire turche (560 euro approssimativamente), il lavoro è spesso occasionale ed è quasi sempre manodopera per il mercato nero. “Siamo andati all’ufficio del sindaco a protestare ed hanno quindi deciso di bloccare gli aumenti fino alla soluzione della crisi presidenziale”.

La questione del rinnovamento e della rigenerazione della periferia di Istanbul, al pari di altre metropoli turche, sembra in parte relazionata con questioni economiche e temi di importanza nazionale. Durante la campagna delle elezioni presidenziali che hanno portato la Turchia sull’orlo di un colpo di stato militare, il quotidiano filo-governativo Today’s Zaman, descriveva la disputa sulla presidenza, normalmente presentata come una disputa fra una parte laica e quella islamica, come una “contesa fra i seguaci di un’economia di rendita, fedeli ad Ankara, ed i propugnatori di una economia di mercato aperta alle influenze straniere nel paese ed alle politiche europee di liberalizzazione.”
L’altra questione, in relazione con la storia narrata, e che sta preoccupando non poco la Turchia attuale, è il possibile referendum sullo qui status della città irachena di Kirkuk, che in caso di esito positivo, potrebbe aumentare considerevolmente le possibilità di veder formarsi un Curdistan iracheno indipendente. Ankara è decisamente preoccupata per le conseguenze che potrebbe avere sulla questione curda interna, in un momento in cui settimanalmente si verificano scontri e vittime tra soldati turchi e guerriglieri nelle montagne del sud-est, e l’esercito turco sta seriamente pensando di entrare militarmente in Iraq per smantellare i campi della guerriglia del PKK.

Intanto, gli abitanti che ancora vivono ad Ayazma, le cui case saranno presto raggiunte dalle ruspe, appaiono perplessi e rassegnati ad urbanizzarsi. Alcuni graffiti sulla strada principale richiamano l’attenzione dei mezzi di comunicazione sulla situazione nella periferia, nel tentativo di fermare quello che ormai sembra un irreversibile processo di “modernizzazione” che presto raggiungerà anche le aree circostanti. La popolazione di Ayazma ancora in questi giorni cammina verso la scuola o la fabbrica attraversando la sempre crescente area industriale di Itikelli. C’è qualcuno però che, per attraversare quello che rimane di questo sobborgo, usa ancora un piccolo trattore con un numero di telefono scritto in vernice nera sulla carrozzeria. Un tipico dolmus turco che ancora può competere con l’affollato tram di Istiklal Street, nel cuore della commerciale, trasgressiva e caotica parte europea di Istanbul. Due facce della modernità turca.